PK Dick, Perky Pat e i social network


Nel 1965 P. K. Dick pubblica “le tre stimmate dì Palmer Eldritch “, in cui (riprendendo un’intuizione di un paio di anni prima) immagina come i coloni sull’inospitale Marte fuggano dalla realtà proiettandosi (tramite droghe psichedeliche) in una realtà edulcorata, in stile Barbie. Una bambola, Perky Pat, rappresenta un’aurea normalità in cui tutti vogliono tuffarsi, per liberarsi dalla durezza della vita sul pianeta rosso.

E’ evidente come negli anni l’evoluzione dell’informatica abbia permesso la creazione di mondi virtuali sempre più complessi ed immersivi, e come molte delle visioni dickiane abbiano preso vita. E non perché Dick fosse un profeta, ma anzi probabilmente solo perché era un pessimista intelligente e visionario.

Second Life?

Nessun mondo virtuale è ancora sufficientemente convincente; anche second life, che ci sta provando dal 2003, non è arrivato ad alienare l’occidente ricco e informatizzato. Siamo però tutti, invariabilmente e costantemente, connessi in rete. Siamo sempre pronti a raccontare (ad altri in primis, ma specularmente a noi stessi) il nostro presente. E mi chiedo se la realtà che stiamo costruendo sui social network, fatta di filtri di Instagram, slogan da due soldi, autoesaltazione e brindisi a se stessi non sia l’ennesimo, illusorio, mondo di Perky Pat. Quanto di quello che stiamo raccontando è reale? E quanto ci crediamo noi stessi?

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