Moncigoli


Ci contattarono con grande serietà, e la situazione si preannunciava succosa alquanto. Era il 2011, e scoprimmo di avere degli estimatori toscani che ci volevano come headliner in un festival a Moncigoli, in una valle vicino ad Aulla.
Per l'occasione Claudio, il nostro storico tastierista, venne fatto tornare da un'impegnativa trasferta turca, dilapidando così l'intero cachet della band in biglietti aerei; ma il grande festival all'aperto sembrava imperdibile.
Arrivammo in un torrido pomeriggio estivo, in quel limbo temporale chiamato soundcheck: per quanto tu sia in ritardo, arriverai sempre due ore prima che il primo microfono venga piazzato sulla batteria.
La giornata fu interminabile e caldissima, rinfrescata solo da continue bevute di vino rosso freddo, tenuto in frigorifero per mascherare il sapore ed alleviare la calura.
Di solito sappiamo che nei festival è pressoché impossibile rispettare le scalette, ma in quel caso ogni singolo performer prima di noi si dilungò ben oltre i tempi stabiliti, creando un crescente nervosismo tra i gruppi. Cajo spese la serata giocando infinite partite di cirulla , noi ordinando una bottiglia di vino gelido dietro l'altra.
Prima di noi un insulso gruppetto ska-punk prese possesso del palco per tempo infinito; dovemmo affogare i dispiaceri in crescenti quantità di vino, mentre ci accorgevamo che la temperatura e la presenza di persone andavano via via scemando.
Quando toccó a noi, ci ritrovammo a suonare in evidente stato di ebbrezza, davanti a pochi amici molto infreddoliti. Suonammo malissimo, o almeno così mi raccontarono. Ricordo quanto fosse faticoso, per me, trovare una sintonia col resto del gruppo (e con me stesso!).
Il mio ritorno in automobile fu alquanto pericoloso: il tragitto mi sembrò un'unica, infinita curva, mentre gli altri membri del gruppo passarono una travagliata notte insieme in tenda.
Solo un mese dopo ci rendemmo conto di aver dimenticato sul palco parte dell'armamentario del nostro tastierista.