Accettare


Nel momento in cui pubblichi, sai che arriveranno le critiche.

“accettare:

acconsentire a ricevere qualcosa o qualcuno oppure a fare qualcosa

(per estensione) accogliere, ammettere

compiere un atto di accettazione, di sopportazione”

axe!

In quale di queste accezioni accettiamo le critiche? Nessuno le accetta facilmente, specie se negative (sì, esistono anche critiche positive). Perciò comprendo che la prima reazione ad un giudizio negativo possa essere stizzita e adrenalinica. Si percepisce il recensore come un ignorante o un prezzolato, un miope affossatore della cultura, capace solo di accodarsi a triti cliché. E cosa succede? Si risponde, come la logica dei social network e dei blog sembra imporre: risposta veloce, piccata, talvolta condita con una vena ironica.I dischi e i demo in cui sono apparso sono stati recensiti svariate volte, e difficilmente ho trovato che l’autore della recensione fosse andato a segno.
Un paio di volte critiche positive mi hanno letteralmente fatto sbellicare dalle risa: una volta sono stato paragonato al divino Ian McDonald per una parte di flauto registrata male, con un flauto pessimo, scordato, con il povero fonico che ha dovuto tapullare (scusate il “genovesismo”) seppellendo la mia immondizia dietro quintali di riverberi salvifici! Qualche tempo dopo ho letto un critico incensare un riempitivo del primo disco fungus, “la cittadella”, 50 secondi di rumori e musica catturati da un registratore volante nel locale genovese: per noi era solo un tributo al locale, per l’ascoltatore impreparato si è tramutato in una geniale trovata ambient!
Naturalmente, i casi opposti sono stati molto più frequenti. Ancora adesso quando voglio causarmi accessi rabbiosi mi basta leggere la prima recensione che ebbe il primo demo di un mio gruppo. Lo scritto è ancora presente in rete, ed effettivamente rileggerlo non mi fa più l’effetto devastante di sconforto e rabbia che ebbe alla sua uscita. Comunque, espressioni come “testi criptici con la presunzione di far poesia evidenziano la carenza tecnica della musica” non fanno bene all’autostima, e aiutarono il gruppo nella decisione di sciogliersi anzitempo.
Qualche giorno fa, scoprirmi recensito con il mio progetto solista su blow up mi ha regalato un sottile brivido, che si è velocemente trasformato in una cocente delusione. Il recensore non ha letto la mia paginata biografica, nè la formazione della “band”: parla di zerothehero come di un gruppo vero e, dunque, si perde il significato stesso dell'”impresa”, della onemandband, del lavoro di due sole mani che giocano a plasmare un suono di gruppo. Il critico è stato palesemente superficiale e la sua superficialità mina la credibilità della recensione. E io sto scrivendo di lui, perché nel momento in cui lui pubblica (la recensione), deve aspettarsi la critica.
Ma ha senso sprecare tempo ed energie in questo loop? Non ho risposta.

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